Il termine Resilienza proviene da un utilizzo specialistico in area metallurgica per indicare la capacità di un materiale di resistere a sollecitazioni e pressioni da parte di forze esterne, sia meccaniche sia termiche, rappresentando dunque il contrario di fragilità.
Lo stesso costrutto applicato in ambito ecologico, sintetizza la velocità, la prontezza e l’efficacia con cui una comunità è in grado di ripristinare il proprio equilibrio, in seguito a perturbazioni quali eventi sismici, o altre calamità naturali, in grado di alterarne le condizioni omeostatiche.
In psicologia, il costrutto di Resilienza definisce quindi un insieme articolato di capacità, che rendono possibili il perseguimento di obiettivi sfidanti, la gestione funzionale dello stress, la messa in atto di strategie utili a fronteggiare efficacemente situazioni stressanti o eventi traumatici, ma anche la facoltà di riorganizzare la propria vita in seguito a difficoltà, restando al contempo in grado di cogliere e valorizzare le opportunità che si presentano.
Le risorse psicologiche che contraddistinguono un individuo resiliente sono sintetizzabili in un ottimismo di fondo, il quale determina la tendenza a circoscrivere gli eventi negativi come momentanei e passeggeri, in buoni livelli di Autostima e di Autoefficacia, unitamente ad una forte motivazione verso obiettivi prefissati, e alla capacità di assumersi le responsabilità di quanto accade intorno a sé.
L’individuo resiliente, tende inoltre a recepire i Cambiamenti quali Opportunità anziché Disagi, ed è in grado di alimentare la Speranza anche in seguito a sconfitte e frustrazioni.
Con il termine Resilienza possiamo dunque indicare sia uno stato-Risultato, sia il Processo attraverso il quale lo stato di resilienza viene raggiunto (Richardson, 2002).
Pur essendo considerata una qualità genetica, in ambito psicologico la Resilienza è altresì riconosciuta nella sua valenza Plastica e Mutevole, passibile quindi di Implementazione e Sviluppo, così come di Rotture e Depressione.
In questo senso, l’individuo considerato resiliente non corrisponde ad un ideale sovraumano di invulnerabilità, bensì incarna i tratti tipici di una persona comune che, pur dotata di molte qualità e risorse resta, naturalmente esposta al rischio di cedimenti e crolli emozionali.
La Resilienza, infatti, non costituisce una risorsa costante nell’arco di una vita, poiché anche per una persona dotata di qualità resilienti possono esserci momenti e situazioni troppo faticose da sopportare (Cyrulnik, 2001).
E’ dunque possibile Coltivare la Resilienza con Consapevolezza, attivando una serie di comportamenti funzionali ad implementare tale facoltà.
La Pratica dello YOGA si è rivelata, anche alla luce di studi mirati condotti in ambito scientifico, particolarmente Efficace nello sviluppo della Resilienza, poiché favorisce l’Attivazione delle qualità e risorse necessarie per resistere alla fatica e al cambiamento, fisico, mentale ed energetico.
Dalla prospettiva posturale, la disciplina YOGICA introduce e sintetizza le qualità sottese al costrutto di resilienza nelle Asana intitolate Vibhadra, ovvero guerriero spirituale, eseguibili nelle tre diverse modalità denominate Vibhadrasana I, Vibhadrasana II, e Vibhadrasana III, atte a simboleggiare ed alimentare, un atteggiamento mentale di concentrazione e attenzione focalizzata sulla pratica e sul momento presente, libero da attaccamenti: restando saldi anche in mezzo alla paura e a situazioni intense, lo spirito di Vibhadrasana aiuta gli allievi a scoprire la forza e l’umiltà per esplorare le sfide della pratica e della vita con maggiore coraggio e determinazione (Stephens, 2016)) .
Come sottolinea B. K.S. Iyengar, lo yoga oltre a conferire salute e resistenza al praticante, rinforza il sistema nervoso: è un ponte tra la mente e la forza di volontà. Se la mente funge da sede della coscienza, quei nervi che hanno origine nella colonna vertebrale agiscono da sorgente per la mente inconscia; lo yoga le consente in tal modo di affiorare in superficie, con fiducia. Costituisce la chiarezza di pensiero e di azione del praticante .
Gli effetti dello yoga sulla salute fisica e mentale, con particolare riferimento alle facoltà di resilienza allo stress, sono attualmente supportate da diversi studi di tipo scientifico.
Tra questi, la ricerca condotta dal team di ricercatori (Cahn et al) della University of Southern California (USA), pubblicata nel 2017 su Frontiers in Human Neuroscience, ha evidenziato le correlazioni tra la pratica dello yoga e le alterazioni di alcuni parametri fisiologici associati alla condizione di stress:
Lo studio ha coinvolto 38 soggetti, partecipanti ad un ritiro residenziale intensivo trimestrale di yoga e meditazione, accompagnato da un regime alimentare vegetariano.
Durante il ritiro, i partecipanti hanno sospeso le normali attività lavorative, sostituendole con attività presso il centro di soggiorno. Il programma quotidiano era costituito da pratiche di meditazione, respirazione, yoga fisico-posturale, e specifiche sequenze alcune delle quali incorporavano movimenti corporei con focus sui mantra e sulle sensazioni (kriya). In sintesi, i partecipanti hanno praticato ogni giorno circa 2 ore di pratica meditativa seduta, 1 o 2 ore di Hatha Yoga con una componente meditativa, e 1 ora di canto. La misurazione dei marcatori neurofisiologici e la valutazione dello stato di salute mentale dei soggetti, sono state effettuate prima dell’inizio del corso e, quindi, al termine dello stesso, evidenziando, tra i dati risultanti dal confronto, significativi aumenti del BDNF, variazioni sui livelli di cortisolo nei primi 60 minuti dopo il risveglio, ed un innalzamento di marcatori immunologici.
Il BDNF è un polipeptide che promuove lo sviluppo e la plasticità dei neuroni nei sistemi nervoso centrale e periferico e svolge un ruolo chiave nell’apprendimento, nella memoria e nella cognizione superiore correlata ad aree come l’ippocampo e la corteccia. Diminuzioni dei livelli di BDNF sono stati associati a disturbi psichiatrici e neurologici tra cui ansia, depressione, morbo di Alzheimer, esaurimento emotivo e burnout.
Il presente studio ha dunque dedicato molta attenzione ai livelli del neuromodulatore BDNF, prima e dopo il ritiro di yoga, per indagare le eventualità che il BDNF possa svolgere un ruolo chiave di segnalazione nella promozione della resilienza allo stress e del benessere integrato mente-corpo.
Dall’analisi dei dati relativi agli indicatori, è stato dunque possibile redigere conclusioni favorevoli in merito alla correlazione tra la pratica dello YOGA e il potenziamento della Resilienza, intesa come insieme di condizioni psicofisiche funzionali a determinare un tipo di resistenza attiva e consapevole allo stress. Inoltre, gli stessi partecipanti allo studio hanno riferito una diminuzione rispetto a sintomi di ansia e depressione.
Il costrutto di resilienza non coincide con la capacità di assumere posizioni o strategie difensive nei confronti delle circostanze stressogene, al contrario, implica il potenziamento di facoltà adattive e funzionali ad accogliere cambiamenti e partecipare a sfide, quali agilità, cooperazione, e connettività, favorendo l’emergere di stili di vita, e di impegno, innovativi.
Per raggiungere l’eccellenza in ogni forma d’arte è necessario imparare le basi di quella scienza e, una volta appresa, accompagnarla ad una pratica costante, alla dedizione e alla devozione. La pratica accompagnata dalla precisa applicazione di scienza e tecnica diventa apprendimento cosciente e si trasforma lentamente in conoscenza intuitiva. Come l’acqua di un fiume sotterraneo che penetra in profondità e affiora poi in superficie limpida e senza terra, così la mente cosciente deve penetrare in profondità e lasciare impronte permanenti in grado di affiorare al momento del bisogno. Durante il gioco, per esempio. Questa è la facoltà intuitiva. Uno sportivo compie in modo naturale un lancio magistrale nel momento in cui la coscienza intuitiva e quella appresa, illuminata, emergono in superficie; è allora in grado di stupire se stesso e gli altri con la sua performance. Ed è ciò che differenzia un giocatore abile da uno mediocre. (Iyengar, 2017)
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